Il pH dell’acqua nelle torri di raffreddamento
L’acqua che circola nelle torri evaporative va controllata e condizionata chimicamente, per evitare problemi di concentrazione eccessiva di carbonati o formazione di alghe.
Con una periodicità adeguata all’importanza della torre stessa per l’impianto, è necessario analizzare l’acqua del circuito e di reintegro per determinare:
- il pH
- conducibilità elettrica
- la durezza totale
- alcalinità totale
- cloruri
- solfati
L’acqua della torre, all’aumentare dei cicli di concentrazione aumenta naturalmente di pH (proprio perché si concentra) e questo comporta che alcuni sali, in particolare i Sali di calcio e di magnesio (durezza) tendono a precipitare.
Per questo motivo in alcune realtà, viene dosato nel circuito un acido minerale (più comunemente acido solforico per sistemi con acqua grezza e acido fosforico con acqua addolcita) con lo scopo di contrastare l’aumento di pH e mantenendolo a livelli più moderati.
In caso di pH troppo basso, si può incorrere a rischi di corrosione acida sia per le tubazioni dell’impianto, sia per la metallurgia generale del sistema (fascio tubiero, vasca torre, tubazioni).
In caso di pH troppo alto invece si possono verificare fenomeni di sporcamento da carbonato di calcio e di magnesio nell’impianto.
Con pH troppo alto si possono verificare depositi di calce e carbonato di calcio nell’impianto idraulico.
Lo scopo del pH controllato è quello di tenere basso l’indice di Langelier diminuendo l’alcalinità e consentendo quindi di poterne concentrare di più avendo maggiori cicli di torre e, quindi, minor consumo di acqua, il tutto ad un pH che non sia pericoloso sia in termini corrosivi che in termini incrostanti.
L’effetto che si ha di risulta, è però un aumento dell’indice di Larson Skold, ovvero l’indice di corrosività dell’acqua.
Concentrando di più, infatti, altri elementi prima trascurabili, iniziano a diventare rilevanti come i cloruri o i solfati che appunto concorrono all’aumento dell’indice di Larson Skold.
Sia che si usi acido cloridrico, sia che si usi acido solforico (quest’ultimo è più utilizzato), cloruri e solfati aumentano nell’acqua e questo fa aumentare la sua aggressività.
Il trattamento chimico da studiare dovrà tenere conto di questi aspetti ed occorre avere una idea molto precisa della metallurgia del sistema.
Potrebbe quindi essere necessario un anticorrosivo della famiglia degli azoli per proteggere i “metalli gialli” ovvero rame e ottone, laddove presenti.
Potrebbe essere necessario un anticorrosivo a base di zinco, oppure un trattamento “full orcanic” esente da metalli pesanti per la protezione di metalli ferrosi.
In H2 Tavernari siamo in grado di prevedere il comportamento del sistema attraverso emulatori studiati appositamente così da poter adeguare la sicurezza intrinseca dell’impianto in base a:
- i consumi previsti di acido (movimentare 500 kg non è uguale a movimentare 50 tonnellate),
- al volume del sistema (adeguato sistema di dosaggio e sistema di controllo perché per volumi molto grandi o sistemi molto ramificati, potrebbe essere necessario misurare il pH in più punti),
- Impostare soglie di allarme e allarmi per adeguare le misure di sicurezza dell’impianto agli standard del cliente.